Dalla vendita di braccialetti sulle spiagge della Sardegna ad un marchio globale il passo non è nè breve né scontato. Eppure l’eclettico e visionario fondatore de Il Bisonte ci è riuscito. La storia narra che negli anni ’70 in una cantina alluvionata di via del Purgatorio a Firenze il giovane Wanny inizia a creare borse per amici e parenti. Poi le prime fiere di settore. Il prodotto piace, soprattutto in Asia. Non sono ancora arrivati i dorati anni ’80, ma i viaggi verso i paesi del Sol Levante sono sempre più frequenti per Wanny. Sarà proprio il Giappone a rappresentare il trampolino di lancio per il marchio. È lì che attraverso il distributore Look, oggi il marchio toscano vanta ben quaranta negozi monomarca, che vanno ad aggiungersi ai dieci in Europa.
La marca, venduta nel 2015 al fondo Palamon Capital Partners, prende il nome da un mammifero simbolo dei nativi americani, di vitale importanza per il sostentamento delle comunità del tempo. Dal bisonte si otteneva non solo cibo, ma anche vestiario e armi. Non sorprenderà, quindi, che protagonista indiscussa delle collezioni sia la vacchetta, lavorata insieme al cotone e al policotone (un mix di cotone e poliestere). “La vacchetta scricchiola, invecchia col tempo e cambia colore; la vacchetta è viva” – mi racconta Wanny Di Filippo in occasione della mia visita alla sede produttiva di Pontassieve. Questa è rigorosamente conciata al vegetale e proveniente dalla vicina Santa Croce sull’Arno. Quest’hub produttivo toscano farebbe invidia ai francesi e alla loro innata capacità di fare network negli affari. A Pontassieve, infatti, c’é la prototipia e il centro logistico, ma la produzione annua di 900mila unità è realizzata da una fitta rete di quarantadue fornitori, tutti basati nel raggio di 30Km dalla sede principale. Tre sono i controlli effettuati sulle pelli in arrivo al magazzino: corrispondenza del colore al “master” scelto dal centro stile, resistenza al rilascio di colore (attraverso strofinamento) e uniformità dello spessore, che deve oscillare tra 1.4 e 1.5 mm.
Il Bisonte è una bella storia di storytelling italiano ante litteram. Qualcuno ha scritto che Wanny avrebbe fatto innamorare i giapponesi delle pelli. Difficile, in effetti, non lasciarsi trasportare dall’estro e dalla piacevole vena ironica di questo signore, che vende i suoi prodotti con la stessa facilità con cui racconta una barzelletta. D’altronde, per dirla con le sue stesse parole: “Prima gli racconti chi sei e la tua storia, poi gli vendi cosa fai”.
Bespoke hugs,
Fabio
