Visita alla Pelletteria Montblanc

La mia visita della pelletteria Montblanc a Scandicci inizia dal laboratorio in cui avvengono l’esame e la valutazione delle materie prime. Tenuto ad una temperatura costante di ventitré gradi centigradi per assicurare omogeneità di condizioni ai test, il laboratorio si articola in sale equipaggiate con macchinari specializzati nella realizzazione di una serie di test delle materie prime.

I test sono specifici e finalizzati a valutare gli aspetti qualitativi dei pellami, ma anche a ridurre il rischio di danneggiamento a causa dell’usura e dell’effetto di agenti esterni. La prova di strofinío, ad esempio, consiste nello sfregare un campione di pelle contro un tessuto di prova per capire se rilascia colore o se si altera in seguito allo sfregamento, mentre il flessimetro piega il campione per analizzarne il comportamento sotto stress. Lo spettrometro, invece, calcola la quantità di materiale nobile da applicare sulla base (che di solito è in ottone) di un elemento metallico quale una fibbia: il test è di particolare importanza, considerato che la quantità di oro o argento deve essere ben bilanciata affinché non sia rimossa da un semplice graffio. Lo xenotest, inoltre, riproduce la luce solare per valutarne l’incidenza sul campione: al termine di questo esame, il colore di un buon pellame non deve discostarsi troppo dalla tonalità iniziale. Interessante, infine, il robot con braccio antropomorfo che testa la grande pelletteria al fine di esaminare la tenuta di maniglie e tracolle: ogni prodotto è sottoposto a ben 1500 cicli, per un totale di 8/10 ore di test.

La mia visita continua, poi, verso il customer care, dove gli artigiani Montblanc si occupano di riparare e restaurare prodotti. E’ notevole il contrasto tra l’elevato livello tecnologico raggiunto dai macchinari delle sale di fianco e l’antico know-how di questi artigiani. “Mio padre mi ha insegnato questo lavoro da quando avevo solo dodici anni; oggi, che ne ho sessantacinque, non vorrei andarmene in pensione” - mi spiega il responsabile del dipartimento, mentre con un arnese/cimelio rimbocca un pezzo di pelle prima che sia cucito.

Ultima tappa è la prototipía, dove le nuove collezioni sono concepite, disegnate e trasferite in modelli di cartone, in microfibra o in CAD. Qui, oltre ai prototipi, gli artigiani Montblanc creano le collezioni speciali e il made-to-order. Ogni prototipo, una volta approvato, è inviato ad artigiani esterni e della zona per la produzione. Giacomo, il capo della divisione, mi racconta che i pezzi nuovi per la stagione SS17 sono ben duecento e che il cliente cui la maison si rivolge è il contemporary urban gentleman, sempre in movimento, di qui uno studio volto ad offrire prodotti versatili, qualitativi e belli, come testimoniato dalla ricerca sulle maniglie e sui volumi. Infine, un po’ di numeri: la prototipia conta su un organico di dieci artigiani spacializzati; ogni prototipista in un giorno crea un prototipo di piccola pelletteria, laddove per i prodotti più grandi è necessario un giorno e mezzo.

All’indomani della mia visita alla pelletteria, l’artista e tatuatore Mo Coppoletta, si è esibito in una performance, tatuando gli interni di alcune borse in edizione limitata presso la boutique fiorentina di Via Tornabuoni. “Il concetto di base non cambia” – mi spiega il designer Kaim Zamal – “in fin dei conti si tratta sempre di scrivere sulla pelle”.  

Bespoke hugs,
Fabio