L’orbace è una lana di pecora sarda ottenuta dalla filatura delle fibre più lunghe e grosse che si ottengono per pettinatura (cardatura). Le sue proprietà sono l’impermeabilità all’acqua, la durata e la resistenza ottenute anche grazie ad un processo di follatura che un tempo avveniva nelle numerose gualchiere idrauliche sparse nell’Isola; oggi l’unica gualchiera d’Italia in funzione è quella di Tiana (NU) e qui, come una volta, l’orbace realizzato da Mario e Franca viene sottoposto a questo processo che rende il tessuto più morbido e compatto.
Eredi di una tradizione secolare che ha probabili origini nuragiche, Mario Garau e la moglie Franca Carta oggi producono l’orbace, ancora secondo tradizione, nel loro laboratorio di Samugheo (OR), selezionando la lana tosata dai pastori, pettinandola e filandola a mano per poi tesserla (saia a quattro o batavia) all’antico telaio orizzontale di famiglia che permette di ottenere altezze ridotte di massimo 50-60 cm di altezza.
Disponibile nei colori naturali bianco e moretto, tessendolo con entrambi i colori, uno in ordito e l’altro in trama, si ottiene la variante grigia; sono poi possibili infinite colorazioni naturali che vengono realizzate su richiesta dal laboratorio “La Robbia” di Atzara (NU), specializzato nella tintura a mano con erbe naturali.
Custode delle tradizioni locali, Mario Garau ha potuto sperimentare attraverso una continua ricerca e applicazione tutte le potenzialità di questo tessuto: realizza, infatti, svariati accessori artigianali quali sciarpe, borse e calze, superando la durezza insita nel tessuto e creando sapienti miscele con lane più morbide come la merinos oppure utilizzando il cotone o il lino.
Testo di Giovanni Onano