In un libro polacco sui migliori sarti d’Europa, l'autore cita una certa “Sartoria Zaremba” indicando il 1894 quale anno di fondazione. Il nonno di Maciej, il giovane 35enne oggi a capo dell’attività, era uno sarti più rinomati di Varsavia.
“Quando ho preso le redini della sartoria, tutti mi davano del pazzo” mi dice Maciej, che aggiunge: “avevamo 10mila euro di debiti e l’attività ormai stava morendo”. Il giovane, con preparazione classica, un passato da dj e un amore per i motori, ha letteralmente resuscitato un forte interesse a Varsavia verso il mondo del bespoke, con buon gusto e savoire faire innegabili.
Oggi il suo laboratorio conta cinque artigiani, di cui un pantalonaio e due maestri sarti. Maciej rientra appieno in quella che ci piace chiamare sartoria laica, formata, da un lato, da un imprenditore che detta le linee estetiche e sviluppa il business e, dall’altro, da una squadra di artigiani che realizzano materialmente i capi.
Il negozio è elegante e di classe, con pavimenti e mobili in legno a tutta altezza, ci sono i diplomi e le copie di giornali che hanno parlato di suo nonno Tadeus e suo padre, purtroppo scomparso prematuramente all’età di 63 anni. Impossibile non notare un manichino che espone una giacca da smoking e un gilet, realizzato da un parente di Maciej nel lontano 1938: revers ampi, un cran che crea una bellissima V nel revers a lancia, con il vertice destro (attaccatura collo bavero) più alto del vertice sinistro (punta della lancia), asola sul revers sottile e lunga, spallina “risorgimentale” e seconda ripresa fino al fondo (vd. foto). E’ affascinante notare l’assoluta contemporaneità di quella giacca, che se fosse indossata oggi ad una cena di gala, non esiterei io in primis a complimentare, a testimonianza della totale completezza espressa ormai dal classico maschile.
Zaremba oggi offre sia un puro bespoke made in Varsavia sia un su misura industriale fatto in Italia, oltre ad accessori e scarpe di altri brand, tra cui gli occhiali TBD Eyewear.
Appena giunto in sartoria Maciej ha svuotato le sue giacche dalle spalline tipiche del taglio polacco, per offrire un prodotto più leggero, dal gusto decisamente italiano. “Era una lotta continua con il sarto precedente, per fargli fare le giacche in modo diverso da come le faceva normalmente” mi spiega. Usa due tipi di canvas, uno più leggero per i blazer e uno più rigido per abiti formali e da cerimonia. Ho visto giri a camicia, giri aperti, revers ampi, con doppie impunture, seconde riprese fino al fondo (che i puristi della sartoria non amano), ma quel che mi ha colpito maggiormente è il nuovo tipo di cran che sta offrendo nelle sue giacche (vd. foto) caratterizzato da una linea (quella tracciata dalla cucitura tra collo e bavero) molto spiovente, che poi risale nell’ultimo tratto, dopo il bordo del collo. Una linea molto vintage, tipica di alcune sartorie degli anni ’30, ma di estremo fascino a mio parere, dato che richiede una certa manualità nel tagliare la fascetta del collo che non deve essere troppo ampia né troppo stretta per evitare che si sollevi dal quarto anteriore (come in realà è accaduto alla giacca di Maciej). La giacca che indossava Maciej, nello specifico, è un bel cashmere di Loro Piana e aveva un appiombo perfetto, testimoniato dal fatto che – con la giacca sbottonata - i quarti anteriori sembravano “baciarsi” senza tendere verso il retro.
Devo ammettere che mi aspettavo di vedere una giacca molto diversa da quelle cui ero abituato e invece ho trovato delle linee che non esiterei un attimo ad indossare, un gusto internazionale e un’encomiabile attenzione alle proporzioni. Per il resto attendo di effettuare le prove dell’abito commissionato: un Fresco di Hardy Minnis di 310 grammi in fantasia windowpane con un gilet ispirato alla giacca da smoking del 1938, di cui sopra. Ci leggiamo presto.
Bespoke hugs,
Fabio