Già un anno e mezzo fa avevo avuto modo di incontrare il Maestro Dalcuore a Napoli presso la sua sartoria sulla Riviera di Chiaia. Prima della pausa estiva ho avuto modo di fargli nuovamente visita presso la nuova sede di Via F. Caracciolo 17. Considerato un lasso di tempo di soli 18 mesi, definire notevole la crescita di questa sartoria sarebbe riduttivo. Se i contatti con il mercato asiatico erano già stati aperti nell’ultima decade, in questi ultimi mesi sono stati palesemente rinforzati, come testimoniano i numerosi trunk show che portano il maestro 71enne a viaggiare da Tokyo ad Hong Kong, passando per Manila e Shanghai, nelle migliori boutique da uomo del Sol Levante.
Nello scorso mese di Luglio ho commissionato alla sartoria Dalcuore un abito tre pezzi di lino irlandese color tabacco, di Will Bill. La giacca, quando non abbottonata, ha una caratteristica che poche volte ho avuto il piacere di riscontrare: i quarti anteriori restano vicini, senza tendere ad andare verso il retro (nel qual caso i sarti napoletani direbbero che la giacca “sta ittat e quart” che letteralmente significa “ha i quarti anteriori che si buttano verso il verso retro”). Presenta giromanica aperto, spalla naturale, due tasche applicate, taschino a barchetta in petto e prima ripresa fino al fondo. L’accollatura è assolutamente perfetta, il bavero fascia il petto senza grinze. La spalla è volutamente più “comoda” rispetto alla misura “ideale” ed è la rigidezza del tessuto (ricordiamo che si tratta di lino irlandese, più rigido rispetto ai cugini italiani) che crea un leggero “scalino” quando alzo il braccio. Il gilet, infine, è tanto impeccabile quanto il pantalone, le cui linee mi hanno positivamente impressionato. Poche volte, infatti, ho denotato una piega centrale “che non si rompe” all’altezza del ginocchio. Il bespoke, dopo tutto, è fitting, vestibilità, cui fa solo da contorno il lavoro manuale, che da solo non basta, se non supportato da un taglio adeguato.
Bespoke hugs,
Fabio