Dopo un silenzio relativamente lungo, sono felice di tornare a scrivere su queste pagine per riportarvi l’intervista a Matilde Ratti e Franceso Galli, fondatori di FR Boutique, un multibrand situato nel cuore di Bologna e nato dall’esperienza di famiglie storiche per il settore del retail italiano.
In occasione dell’apertura ufficiale, avvenuta il 16 settembre scorso, ho avuto modo di conoscere meglio Matilde e Francesco: abbiamo parlato del loro lavoro, dei criteri di scelta dei marchi, delle fiere di settore e del futuro del retail tradizionale in un presente che vede le abitudini di acquisto dei consumatori radicalmente cambiate rispetto al passato.
Di seguito, la nostra conversazione.
Ricerca, duro lavoro e passione per il bello sono ingredienti fondamentali per il successo di un business come il vostro: esistono altri segreti (condivisibili) per padroneggiare l’arte di subodorare i trend del domani? Se sì, quali sono?
Il vero segreto per noi è il talento naturale di chi coordina la selezione del prodotto che può diventare un elemento distintivo non replicabile nella ricerca dei trend del domani. Ovviamente non si può non affiancare un duro e costante impegno, una sana ambizione di non perdere mai la curiosità di osservare quello che accade intorno a noi e una passione profonda per il nostro lavoro.
Fr Boutique propone collezioni provenienti sia dai designer emergenti sia da grandi marchi affermati. Qual è il criterio alla base della selezione?
Il criterio fondamentale di selezione è sviluppare un buying che possa essere una nostra personale sintesi e filtro di quello che i designers emergenti e non ci hanno offerto nelle loro collezioni. Troviamo indispensabile che una realtà multibrand come la nostra abbia questa caratteristica che permette alla nostra boutique anche di potersi differenziare dall’offerta dei competitors.
Le tradizionali fiere di settore da sempre rappresentano un importante momento di ricerca per chi fa il vostro lavoro. Credete che siano tutt’oggi utili o che la velocità del web ne abbia sminuito in qualche modo la valenza?
Oggi la velocità del web ci permette di ricevere continue informazioni come se fossimo sempre in fiera. Riteniamo però che le manifestazioni fieristiche sviluppino e creino confronti professionali che solo in queste locations si ha il tempo di costruire.
In un articolo a firma di Doug Stephens, un futurologo canadese che si occupa del settore retail, si afferma che il concetto di retail tradizionale, così come lo conosciamo, è ormai in crisi. Si dice anche che l’unico modo per salvarlo è farlo fallire, per far spazio a nuove esperienze di acquisto che prevedano l’utilizzo di tecnologie avanzate; tra le altre, si menzionano il riconoscimento facciale e la profilazione del cliente, al fine di proporre pubblicità ad hoc, scelte in base a parametri quali preferenze personali, sesso, ecc. Cosa ne pensate? Contate di implementare tecnologie simili all’interno delle vostre boutique?
Il nostro punto di vista è che il retail fisico sia profondamente da riconcepire. Tutti dichiariamo di voler colpire i millenials ma di fatto, la maggior parte dei negozi presenti nel mondo, sono frutto di un’analisi di consumi forse ormai superata. In questo nuovo scenario riteniamo che le tecnologie avanzate siano elementi utili ad attuare un percorso di cambiamento necessario a rigenerare interesse, che susciti curiosità e quindi motivo di attrazione verso i negozi da parte di una clientela evoluta rispetto al passato. La soluzione non è far fallire il retail fisico ma cercare di cancellare la rigidità e la staticità che il mondo del lusso involontariamente ha generato nel tempo.
Bespoke hugs,
Fabio