Alfonso Leonardi, il titolare dell’omonima sartoria, dopo anni in Kiton e Borrelli, si mette in proprio e oggi esercita l’attività in un laboratorio di Secondigliano, alla periferia nord di Napoli. La conduzione è familiare e coinvolge tutti i componenti della famiglia oltre a qualche lavorante per un totale di circa dieci collaboratori. La sua firma è la giacca tre bottoni stirato a due, con Cran alto a 5 cm dalla spalla, prima asola ricamata al contrario e ben in vista, giromanica di tipo “chiuso” e tromba di manica più larga del giromanica che garantisce l’arriccio napoletano e senza rollino. Lavora con fianchino (seconda pence sul davanti) fino al fondo e taschino a barchetta di 3,5cm di altezza. La manica è attaccata cucendo dal basso verso l’alto, dando precedenza alla parte frontale rispetto al dietro.
Il tessuto scelto per il mio abito è un 50% mohair e 50% lana di Ariston. Dal punto di vista strutturale l’abito va bene: la giacca ha un’ottima accollatura, le pinces dei pantaloni, rovesciate e che sfioccano dal cinturino (quindi senza travetti) non si aprono e sono ben profonde. L’asola è tipicamente napoletana, ricordando leggermente quelle di camicia. La spezzatura sul davanti, invece, è troppo bassa, infatti il bottone centrale è a 47,5cm dalla spalla, ma ammetto che è stato un errore del sottoscritto richiederla così in basso, 46cm sarebbe stato meglio. Il risultato di una spezzatura così bassa (la lunghezza dei davanti è 75cm), infatti, è una giacca che sembra monca sotto, non sviluppata abbastanza nella parte bassa dei quarti anteriori. Infine, i pantaloni hanno una bella linea quando portati con fantasmini, ma la piega centrale si spezza quando li indosso con le calze, perché il tessuto va a battere sul mio polpaccio. Una “squarciatura” più pronunciata sarebbe stata l’ideale.
Bespoke hugs,
Fabio
Credits:
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