Una nuova sartoria ‘laica’ si affaccia nel caotico panorama del bespoke partenopeo. Nell’elegante Piazza dei Martiri un direttore creativo affianca con funzioni manageriali un giovane sarto. Il connubio è inusitato a Napoli, città poco adusa a codeste divisioni dei compiti dal gusto più inglese. L’artigiano, Enzo Carfora, che oggi ha 27 anni, si avvicina all’arte sartoriale per caso, per accompagnare un amico dal Maestro Pirozzi a Napoli. Il ragazzo si appassiona, colleziona testardi rifiuti ad ogni genuina richiesta di apprendistato, anche gratuito. I mesi di questua vengono premiati: “Il primo giorno mi chiesero di fare un bavero, non sapevo nemmeno cosa fosse” - mi confessa sorridendo Enzo. Dopo un anno e mezzo di apprendistato va via, “ero diventato troppo “bravo”, mi consideravano un pericolo in sartoria” – aggiunge con un pizzico di comprensibile orgoglio. Segue un periodo itinerante: cambiano i collaboratori, i lavoranti e anche le sedi delle sartorie, ma nel frattempo il giovane si perfeziona, come una spugna assorbe segreti e tecniche dai sarti cui si lega. Si costruisce da solo il tavolo da taglio, a Bologna impara a fare la giacca senza pinces fino al fondo, smonta giacche venete per imparare la costruzione senza alcun taglio sul davanti. In silenzio, insomma, il Carfora perfeziona la sua arte in un processo di apprendimento che non conosce interruzioni e che tutt’oggi è in atto.
Oggi lo stile Carfora si concretizza in giacche leggere che non indulgono in spalle eccessivamente ampie. Lo scheletro di tele è assente, c’è solo uno strato di cotone. La sua spalla naturale concava è ottenuta con un attento e laborioso lavoro di ferro da stiro. Il collo è accostato, tuttavia la spalla è giusta, anche in caso di rollino, e presenta il dietro montato sul davanti, senza cuciture aperte. Con orgoglio mi dice che fa davvero tutto a mano, anche ciò che molti ritengono inutile: dalle tele interne alle pinces, dal centro-dietro alla cucitura della spalla con il cosiddetto “dietropunto”, il medesimo punto robusto ed elastico che c’è sul centro-dietro dei pantaloni. Gli spacchi sono in genere di un centimetro più profondi della tasca a toppa, che lui applica a 4,5 cm dal fondo. Enzo non fa nemmeno pinces sotto i revers per i petti forti, preferendo, anche qui, il più impegnativo lavoro di ferro da stiro.
Dall’incontro con il dott. Stefano Antonio Masci, imprenditore laziale, appassionato conoscitore dell’eleganza maschile, nell’Ottobre del 2014, nasce la Carisma srl, che vuole essere sia un anagramma dei nomi dei fondatori sia un richiamo al termine in sé, nella sua accezione di ‘dono’, imprescindibile per l’uomo elegante. “Ho iniziato commissionandogli delle giacche” mi racconta Masci – “e mi è bastato poco per capire che dovevo scommettere su di lui”. A determinarlo nella scelta è stato il mix di talento e gusto riscontrato nell’artigiano ventisettenne. Masci, classe '62, che porta i polsini di camicia strettissimi e il nodo di cravatta “a la Onassis”, dichiara di ispirarsi a suo padre nel suo modo di vestire. “Era un uomo che sprizzava eleganza con umiltà e nonchalance” – mi dice. Pubblicazioni dai titoli evocatori popolano la sua scrivania: da “La filosofia dell’abito” a “l’ultimo dandy” e non a caso si sofferma sull’aspetto ontologico dell’abito da uomo, da lui inteso come specchio impietoso della personalità di chi lo indossa: l'uomo elegante che veste l'apparire del proprio essere. Il suo motto è l’ossimorico brocardo “festina lente”, coerente con quella medesima fretta ponderata che l’ha portato a proporre un progetto ambizioso ad un giovane talento con la metà dei suoi anni, ma con l’arte nelle mani.
Qui di seguito alcuni scatti fatti durante l'intervista e la seconda prova di un abito in principe di Galles estivo
Bespoke hugs,
Fabio