Dal 1899 in via Roma a Genova. Una camiceria che ha conservato inalterate nel tempo qualità del prodotto, regole e segreti del mestiere, antichi e collaudati. Dodici le ore necessarie per realizzare una camicia interamente a mano qui. La loro teletta (camicia ndr) di prova, senza polsi, porta già il collo e nelle camicie pronte in taglia i bottoni sono cuciti a mano, mentre collo e polsi – i cui ricambi sono sempre forniti al cliente - sono sempre intelati a mano e mai adesivati. Fantastica la fase in cui l’angolo della vela viene picchiato con un pestello di legno per appiattire la tela al suo interno. Le loro camicie - d’eccellenza come la loro affezionata clientela - sono identificate da uno scudetto che riporta iniziali del cliente, mese ed anno di creazione della camicia. Il nodo Windsor – a quanto pare - sarebbe nato proprio davanti allo specchio della loro bottega genovese. “Anni fa un Conte, cui avevamo chiesto se desiderasse le iniziali sulle sue camicie, ci disse che sapeva che erano sue!” – mi racconta divertita Daniela Finollo, attuale titolare dell’attività dopo la prematura scomparsa del marito Roberto Linke.
Iconico e copiato da molti è il loro “Collo Finollo”, pensato per restar fermo sui quarti anteriori nonostante i movimenti della testa e morbido in modo da non infastidire chi lo indossa per molte ore durante la giornata. L’asola sul punto vita è in orizzontale e su richiesta fanno la parte finale della camicia più larga, proprio come un tempo. Il carrè - o balzana, come la chiamano qui, a volte è diviso in due per tenere conto del lato basso. La loro manica presenta una boccia, ovvero una curva nel tessuto per alloggiare l’omero. La loro pistagna – o anche lista – è di 2,5 o 3 cm. Per le camicie sportive, inoltre, consigliano un tessuto rigido come il lino, perché “in caso di tessuti troppo leggeri, come il voille, il collo cade quando la camicia è portata aperta” – mi dicono, non concordando sul fatto che a volte dipenda dal taglio della pistagna.
Per quanto riguarda le camicie su misura, giromanica, collo, bottoni, asole, mouche (o fondetti, per dirla alla finollo) e fessini sono tutti ricamati a mano. La loro cravatta è parimenti tagliata e ricamata a mano. In tre pezzi, rigorosamente a 45 gradi, con interni in lana e cotone, 145 cm di lunghezza e 9 di larghezza. Tante le fantasie, tra cui le celebri regimental, “ma con righe rigorosamente da destra a sinistra, per non indicare appartenenza a qualche club” – specifica Daniela, che si è allontanata dal vicino laboratorio espressamente per ricevermi e chiacchierare sulla condivisa passione per l’artigianato e la camiceria. Sì, perché a differenza di celebri fotografi americani - oltraggiati dal non essere stati riconosciuti de visu - chi vi scrive è stato ricevuto con estrema disponibilità e professionalità da Daniela e dai suoi collaboratori. Tre ore e mezza di intervista/chiacchierata interrotti solo da impegni precedentemente fissati. Mi è stato gentilmente donato un interessante libro con la storia della camiceria e ne riporto qui un piccolo estratto, a mio parere significativo: “L’artigianato esprime l’irripetibilità dell’individuo, non è solo uno sturmento per procurarsi le risorse necessarie al vivere quotidiano, ma prima di tutto un fatto di cultura”. Impossibile non concordare.
An example of larger bottom and horizontal buttonhole - Un esempio di fondo più largo e asola orizzontaleClose-up of the Finollo collar - Particolare del Collo FinolloFinollo collarsWith Daniela Finollo
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Bespoke Hugs, Fabio