Era la cravatta preferita di Gabriele D’annunzio, l’esteta nostrano che nel 1927 scrisse una lettera al signor Nicky per ringraziarlo di cinque fazzoletti che gli evocavano “ricordi di vita elegante e magnifica”. La storia del cravattificio inizia negli anni ’20 grazie al genio imprenditoriale del suo fondatore Nicky, che in pochi anni ebbe un incredibile successo di pubblico. Lo testimoniano un palazzo milanese appartenuto a Nicky stesso - il primo negli anni ’30 con una piscina sul tetto, recensita dalla rivista Domus – e l’omonimo nodo di cravatta (simile al Pratt, ma senza nodo residuo), inventato nel 1952 da Leopoldo Curami, cognato del fondatore e titolare illo tempore della cravatteria.
I laboratori oggi sono in Via Pietrasanta a Milano, è lì che avviene tutta la produzione, per sé e per grandi marchi della cravatta. Materassi di sete tagliati con taglierina e guanto di ferro, dime in cartone e ricamatrici sedute in una sala arredata ancora con i mobili originali degli anni ’20. La proprietà potrà pur essere cambiata, ma non si può dire altrettanto dello spirito artigianale che riveste di fascino questa piccola realtà produttiva milanese. “Milanese” proprio come la cravatta Nicky, nella sua accezione contrapposta a quella napoletana, celebre in tutto mondo. “La nostra cravatta è caratterizzata da un ampio utilizzo dei mezzi toni, a discapito dei colori troppo accesi” – mi spiega l’elegante Alberto Benigni, responsabile della collezione Nicky e attento conoscitore delle sete italiane e inglesi. Oltre al colore, una caratteristica della cravatta Nicky è che difficilmente sarà a sette pieghe, salvo particolari richieste dei clienti. Ecco che allora il filetto nero trova cittadinanza nei disegni della collezione per dare tridimensionalità all’accessorio, il tutto senza mai abdicare alla semplicità, all’understatement dal sapore inglese che rifugge eccessi sia cromatici che strutturali.
“Da quest’anno riprenderemo in collezione la doppia catena, una costruzione tipica del setificio Fermo Fossati, che permette disegni precisi ed ha il solo svantaggio di limitare i colori a due varianti per fantasia” – mi spiega Benigni, mentre mi mostra la loro prossima collezione estiva. Sull’e-commerce che a breve sarà lanciato saranno disponibili cravatte fatte con tessuti di drapperia, ci sarà il tema delle stampe, ma anche i cotoni e le garze; queste ultime rigorosamente di Fossati o di Bianchi, il celebre setificio degli abiti ecclesiastici. L’uso sobrio dei colori, inoltre, è sublimato da eleganti jacquard realizzati in raso (trama liscia), saglia (orizzontale) o reps (obliqua) dai toni tenui, in ampiezze di 8 cm e con un risvolto, nelle cravatte sfoderate, leggermente più doppio del solito (vd. foto). Il colore, infine, resta una variabile fondamentale nella scelta dei tessuti alla Nicky, come conferma la presenza in collezione di fantasie realizzate ancora con l’antica e pregiata tecnica della stampa a tavolo. La differenza con l’attuale tecnica Inkjet? Semplice, in caso di stampa ea tavolo, in una cravatta sfoderata il colore sarà visibile anche sul retro del tessuto.
Bespoke hugs,
Fabio
Credits:
Edesim Light Cashmere Suit
Nicky Milano Unlined Wool Challis Tie
TBD Eyewear glasses