Durante un mio recente viaggio in Spagna ho incontrato Agustin Garcia Montero, un giovane sarto spagnolo di 34 anni, nato e vissuto a Madrid. Agustin è l’attuale titolare della Sastreria Serna, che si trova in Calle General Pardiñas 54. L’ex titolare, il Maestro Cecilio Serna, incontra un Agustin diciassettenne ed affascinato dal mondo della sartoria. Gli dà la possibilità di imparare, inizia consegnando abiti ai clienti e lentamente si avvicina al mestiere per poi, diciassette anni dopo, prendere le redini della sartoria, quando Cecilio va in pensione. “La sartoria spagnola si pone a metà tra quella inglese e quella italiana” – esordisce Agustin, mentre mi mostra l’elegante atelier dove scorgo foto dei reali di Spagna, che indossano abiti cuciti proprio dalle esperte mani di Cecilio e di Agustin.
La prima caratteristica che si nota nella loro giacca è senza dubbio il bavero spiovente, con punta stondata e cran ad 80 gradi, una delle firme più evidenti della “giacca spagnola”. “Solo in caso di tasca a toppa o di giacca sfoderata facciamo la seconda ripresa fino al fondo” - mi spiega Montero, aggiungendo che le sue giacche generalmente non hanno riprese fino al fondo e non presentano cunei sotto il bavero, nemmeno in caso di petti forti. L’occhio cade su un’asola dalla forma familiare: è un’affascinante interpretazione dell’asola milanese, larga 3,5 centimetri e con una goccia al termine.
Dopo pochi minuti la conversazione scivola inesorabilmente su un’altra grande protagonista della scuola sartoriale spagnola, la Teba. Nata tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, questa giacca da caccia porta il nome del Conte di Teba, un elegante nobile spagnolo che la ricevette in regalo dal re Alfonso XIII di Spagna. A quanto pare, risultò così comoda per l’attività venatoria che il conte chiese al suo sarto di realizzargliene altre, per poi riscuotere successo nell’aristocrazia spagnola. Non ha struttura, solo una ripresa sul davanti che comporta dei davanti molto dritti e poco aperti, non ha cran, si presenta con due occhielli sul revers, giro a camicia e tasche applicate con patta.
Interessante, infine, la modalità con cui conducono la prima prova. La giacca, infatti, non ha il sottocollo imbastito, perché segnano con il gesso una linea nel punto in cui i dietro e i davanti incontrano il colletto della camicia, per poi iniziare una procedura che ammetto di non aver mai visto prima. Controllando che i davanti non superino la linea fissata sul colletto di camicia, fissano il dietro al colletto con uno spillo e letteralmente sbastiscono (lett: strappano le imbastiture) la giacca indossata dal cliente, per ricostruirla sul suo corpo, rispettando in maniera ancor più precisa appiombi e lati bassi. Non potendo non approfittare di cotanta maestria, ho commissionato un abito monopetto tre pezzi in flanella cardata, fantasia gessato, di Scabal. A presto con le foto della prima prova.
Bespoke hugs,
Fabio
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